Camerati, Signore, Signore, Sorelle e Fratelli,
Roberto Laficara, al secolo digitale Patrizio Romano, molti di voi mi conoscono solo in quest’ultima forma, altri non mi conoscono per nulla. Intendo onorare la mia partecipazione al generale dilemma: “la destra“, lo voglio fare per il rispetto che ho, per chiunque manifesti chiaramente la sua appartenenza al Popolo dei Maledetti Fascisti, anche io mi sento parte di questo Popolo, benedico da molti anni la mia Maledizione, attesa a lungo negli anni di insoddisfatta partecipazione all’incubo “involuzionario” classista e materialista, il lento sbriciolarsi del tempo in attesa della gloriosa guerra contro i Tartari, quella guerra che di gloria regalò solo il grigio nei capelli a quel giovane tenente divenuto un logorato, inglorioso capitano, decadente e diroccato come l’inespugnabile fortezza Bastiani.
Nel mentre la vita illuminava i circoli nobili della grande capitale, tra “delizioso” caviale ed ottimo champagne, i nobili, i notabili, i generali tessevano e disfacevano la tela delle alleanze, delle priorità, degli obiettivi, delle finalità. Riscrivevano la Storia. La riscrivono tuttora per narrare un’immorale menzogna, per spacciare morte e ambiguità. Una scenografia di cartone pressato, verosimile solo allo sguardo incerto di una testa china.
Benedico la mia Benedetta Maledizione, benedico la chiarezza delle parole, la determinatezza dei termini, l’assunzione di un carattere definito, lo schiarirsi delle ombre, il dissolversi delle nebbie di quel determinismo storico materialista, rigido nella sua evoluzione ma grottescamente lascivo nelle distinzioni. L’eredità di oggi: un ambivalente presente di un equivoco futuro!
Sono certo, Camerati, che chiunque di noi legga la parola: pericolo, che ad ognuno di noi sobbalzi la Coscienza difronte alla santificazione dell’imponderabile, sono certo che ciascuno di noi senta salire dalla punta dei piedi, transitare per l’intera lunghezza della colonna vertebrale fino alla base della cervice per poi esondare sulla massa cerebrale, un fremito, poi un brivido infine un sussulto, un Urlo: NO! Secco di rabbia o prolungato di indignazione. No e solo No. No, non va bene! No, non è giusto! No è atroce! Atroce è qualcosa che va ben oltre il feroce, crudele, terribile, tremendo, orribile, orrendo, disumano, inumano, agghiacciante, straziante, spietato, barbaro, efferato! Si è atroce, mercimonio umano e mercificazione morale.
Navighiamo nelle atrocità, nell’indecenza nemmeno più celata dell’obbligo immotivato, manifestazione di potere per il potere, puro sopruso. Questa è la pozza infetta, sterile, maleodorante, la babele dell’ignominia, lo stupro violento della Razza Umana. Un gelido digitale arcobaleno senza colore.
Noi siamo una Razza a parte, siamo il privilegio di essere Maledetti perché diversi. Siamo colmi di Coscienza, privi di pregiudizio. Noi siamo i Fascisti, oggi gli Unici difensori della Civiltà. Il Destino ci richiama all’Azione. Lasciamo il diverbio intellettuale, l’arabesco purista, ai morti viventi, alle pecore, alle zecche. Non dividiamoci sulle teorie. Uniamoci nell’Azione. Noi siamo il Popolo, i Sacerdoti della Patria. La nostra Rivoluzione è Totale è Perenne. La nostra Fede si Burla del potere, rifugge l’ipocrisia borghese servile. Siamo nati senza catene, siamo nati liberi, non commettiamo l’errore del nemico, non replichiamo l’inetta strategia dell’orticello. La Società Organica è un Fascio, variegate fascine, diverse tra loro ma coese. Concludo con il ricordare che la posta in palio si chiama ITALIA.
Nobis con affetto e con rispetto.
Roberto Patrizio Romano Laficara