La crisi. Crisi Morale.
Molto spesso ho espresso il termine: Società Organica. Molto spesso anche: conflitto.
Nella coercizione mediatica sullo stato di crisi, nelle parole di indegni rappresentanti, nel belare dell’ottuso gregge, il termine crisi ha ormai un utilizzo quotidiano, superiore anche a Papà o Mamma. In effetti nel pieno delle pulsioni di opinabili teorie sul genere, dei matrimoni tra omosessuali, delle adozioni per le nuove famiglie di genitore uno e genitore due, non poteva essere altrimenti. Se a questo ci aggiungiamo la moria delle centinaia di imprese che quotidianamente spirano sopraffatte dal cancro della politica economica Plutocratica oligopolista, felicemente e “responsabilmente” avallata dai governi non solo di quasi tutta Europa (entità geografica continentale di antica storia), ma dell’intero mondo che, con ostinata presunzione, viene ancora definito civile, il termine crisi è a tutti gli effetti il tormentone vincitore dal 2007 ad oggi, vale la pena ricordare, 2016. La vacuità delle tre sorelle spagnole del 2001 con il loro satanico ritornello e le vane speranze odierne del sottovuoto spinto di Jax, non potranno mai eguagliare il successo mondiale del ritornello crisi. Una esaltante e schiacciante affermazione.
In effetti si tratta di crisi, una lunga crisi ed è giusto venga ogni giorno, ogni istante ricordata. E’ uno stato di fatto riconoscibile da chiunque, siamo in crisi, c’è la crisi, è la crisi.
Per quanto pesi il macigno schiacciante che sia così, credo ci siano spazi infinitamente aperti e liberi nella definizione della natura intrinseca del termine.
La mia personale spiegazione, riconoscendo di fatto uno stato di crisi, risiede nell’identificarla inequivocabilmente quale conclamata e terminale Crisi Morale. Mi guardo bene da una definizione in senso lato, è uno Stato di Crisi Morale Strutturale. La mia convinzione ferrea nasce da semplici deduzioni logiche derivanti dal riconoscere fatti ed atti che sono inequivocabilmente immorali.
La Verità giace sempre nuda e senza vergogna sotto gli occhi di tutti.
Immorale è l’amministrare una Nazione intera, dunque un Popolo, una Comunità Nazionale, milioni e milioni di Donne ed Uomini, costringendola alla perdita della Sovranità Monetaria ad indiscutibile vantaggio di un Ente Privato.
Immorale è difendere questo delitto come necessario al Benessere Comune.
La risultante reale a mio avviso si chiama volontà di pauperizzazione di massa. Lo so io, lo sa il mio portafoglio, me lo ricorda lo scontrino della spesa, i pochi litri di benzina che l’incolpevole sabino Stefano può erogare nel profondo baratro del serbatoio della mia piccola macchina.
Il Sistema è Immorale, i protagonisti del Sistema sono Immorali, dalle alte e segrete sfere fino alle mezze figure, i Kapò di baracca i cui nomi conosciamo e ripetiamo mille e mille volte, matteo, maria elena, laura, piersanti(!), george primo, primo re di sangue bastardo, francesco, ciaone, beppe il rauco grillo e le centinaia e centinaia di altri, ministri, presidenti, segretari, funzionari, generali, boss, giornalisti, scrittori e vicini di casa. Il quotidiano conflitto di classe tanto amato da chi oggi da rivoluzionario si è trasformato in progressista fino a concludere il decennale purgatorio di crisalide e nascere alla sua definitiva vita di ripugnante verme. Scende la pioggia ma che fa, dice il re dei social, il lattaio promosso da icona a guru ma del resto che sia tutto immorale lo aveva già certificato il guru canceroso d’oltre oceano, oggi il visionario santo della società dei corrotti, taggati e presto schedati come immorali pecoroni, non ucciso dal cancro, lui stesso cancro, dunque felicemente ricongiunto al padre.
E’ la crisi, siamo in crisi, crisi Morale altrimenti sarebbe differente, non si accetterebbe il compromesso vessatorio della valutazione universale in termini di denaro. Ricordo quel francese che, banalizzando la guerra, la ridusse alla cieca violenza dell’interesse pecuniario che è tuttora. Il furto di risorse, la coercizione sanguinaria per la conquista di un nuovo mercato, la guerra del denaro per il denaro. Siamo in crisi, crisi Morale. L’Uomo per sua Natura sospeso tra divino e terreno, elemento unificatore dello Spirito e dell’Istinto, incatenato al palo, in attesa della sua volontaria condanna all’auto estinzione.
In un tragico sincronismo culturale si inneggia al credo dell’estinzione, un mondo arcobaleno, tragico carnevale di mostri mascherati da mostri. Si prosegue nella deriva dell’inerzia immorale della rappresentanza senza procura, della tutela a scapito del tutelato, l’enunciazione di una legalità ossimoro di se stessa. Si persevera nell’imbellettare al formaldeide cadaveri ormai sterili e rifiutati anche dai vermi. Crisi Morale, il tutto lecito per lo scopo, santificare quel vitello d’oro, orrore per il padre dei cieli e che oggi, nella sua forma umana di vicario, bianco nel vestito, si affaccia ed impartisce la sua benedizione, viatico per l’inferno di oggi e quello di domani, un eterno domani. Crisi Morale, un sistema immorale con il quale non esistono patti o compromessi, se lo accetti sei come il sistema.
La Società Organica è tale perché Morale, ribadisco ormai per la terza volta in pochi giorni. Morale è la Rappresentanza Sacerdozio di Popolo, Morale è la Politica primato del Servizio alla Comunità Nazionale, Morale è disegnare una Società differente, Umana, Civile. Morale è la Rivoluzione. Morale è la Lotta per un Ordine Nuovo, egualitario non classista. Morale è Credere che Esista una Terza Posizione, lottare per essa non è sacrificio ma liberazione. Morale è usare la Forza per spezzare le catene. Solo chi è Fascista e Camerata può comprendere questa lingua indiscutibilmente Italiana.
Nobis.
Roberto Patrizio Romano Laficara, costantemente senza N.H.